Albarossa
La storia dell’ Albarossa, vitigno autoctono piemontese
L’Albarossa è un vitigno autoctono piemontese ottenuto dal Prof. Giovanni Dalmasso, docente di viticoltura presso la facoltà di agraria dell’università di Torino nel 1938.
Si tratta di un incrocio del Nebbiolo di Dronero detto Chatus un vitigno autoctono diffuso a quote basse della zona alpina sia del versante italiano della provincia di Cuneo che su quello francese anche se su una superficie più ridotta e il vitigno barbera. All’inizio si pensava che all’origine dell’incrocio ci fosse il Nebbiolo più comune, ma dagli studi successivi si capì che si trattava invece di questo particolare tipologia di Nebbiolo alpino.
L’interesse per Albarossa è recente e risale agli anni ’80 quando presso la Tenuta Cannona del centro sperimentale del CNR continuarono gli studi rivelando qualità e potenzialità uniche.
Il Vitigno
Si tratta di un vitigno che origina grappoli compatti di medie dimensioni formati da acini piccoli dalla buccia spessa dall’elevata dolcezza e con una acidità equilibrata. Nello spessore delle bucce trovano sede un’incredibile quantità di antociani, responsabili del colore dei vini e di dolci e nobilissimi tannini che conferiscono al vino un potenziale ed un’espressività straordinaria e conferendo al vino grandissima longevità.
Terreni più favorevoli
L’Albarossa si è diffusa nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo, dove trova nei terreni calcarei ed asciutti il suo habitat più favorevole per la produzione di vini di grande qualità.
Da non sottovalutare che i suoi acini piccoli e dalla buccia spessa rappresentano una naturale difesa alle malattie più diffuse come la peronospora e la botritis, contribuendo a produrre un vino più salubre e ecologicamente più sostenibile.